RECENSIONE: Magari domani resto di Lorenzo Marone

TITOLO: Magari domani resto magari domani resto

AUTORE: Lorenzo Marone

EDITORE: Feltrinelli

GENERE: Narrativa

PUBBLICAZIONE: 2017

PREZZO: € 16.50 cartaceo; € 9.99 e-book

PAGINE: 320 p.

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Prime righe:

Non so se sia vero, ma ho letto che in Vermont le mogli hanno bisogno di un permesso scritto dal marito per farsi impiantare protesi dentarie, e che nello Swaziland le donne nubili non possono stringere la mano agli uomini.

TEASER:

Mamma molla la tenda piegata sullo schienale della sedia e si appoggia al lavello, con le braccia che si cercano l’una con l’altra per intrecciarsi come fili di vimini davanti al suo petto cadente e la schiena leggermente curva, nella tipica postura di chi si prepara a ricevere un pugno nello stomaco. Quindi si fa attenta e aspetta. Solo che io sono indaffarata con lo yogurt, allora lei mi anticipa: “Non ti ho insegnato a mangiare con la bocca aperta”.

“Se è per questo non mi hai nemmeno insegnato a ruttare, a mettermi le dita nel naso e a fare le scorregge. Te lo insegna la vita, mà, c’è poco da fare, mettiti l’anima in pace.”

SINOSSI:

Luce, una trentenne napoletana, vive nei Quartieri Spagnoli ed è una giovane onesta, combattiva, abituata a prendere a schiaffi la vita. Fa l’avvocato, sempre in jeans, anfibi e capelli corti alla maschiaccio. Il padre ha abbandonato lei, la madre e un fratello, che poi ha deciso a sua volta di andarsene di casa e vivere al Nord. Così Luce è rimasta bloccata nella sua realtà abitata da una madre bigotta e infelice, da un amore per un bastardo Peter Pan e da un capo viscido e ambiguo, un avvocato cascamorto con il pelo sullo stomaco. Come conforto, le passeggiate sul lungomare con Alleria, il suo cane superiore, unico vero confidente, e le chiacchiere con il suo anziano vicino don Vittorio, un musicista filosofo in sedia a rotelle. Un giorno a Luce viene assegnata una causa per l’affidamento di un minore, e qualcosa inizia a cambiare. All’improvviso, nella sua vita entrano un bambino saggio e molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha nessuna intenzione di migrare. La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma forse è l’occasione per sciogliere nodi del passato e mettere un po’ d’ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio: andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito il vento che gli diceva di fuggire, o magari restare?

RECENSIONE:

Questo libro parla di quotidianità nella Napoli dei Quartieri Spagnoli dove vivere e crescere non è poi così facile. Ci parla di una donna che ha sempre pensato di fare l’avvocato ma che a trent’anni è stanca, stanca di quello che fa, stanca di molte persone che la circondano, stanca del suo Paese, stanca di essere stanca. Ci parla di una donna, Luce, che vuole cambiare la sua vita ma che non sa come farlo; non sa se il metodo giusto sia quello di mollare tutto, prendere ed andarsene oppure restare e continuare a combattere. Questo libro ci parla di come possa risultare difficile la vita quando ti rendi conto che forse il lavoro che fai e come lo fai non è come te lo immaginavi e ci parla di come un cane possa salvare la vita di una donna profondamente triste per essere stata lasciata da uno che nella vita vuole fare il bambino di professione; questo libro ci parla di un uomo anziano, su una sedia a rotelle che ascolta ogni giorno sempre la stessa canzone senza mai smettere di amarla e che dispensa consigli anche quando non ne ha intenzione; questo libro ci parla di una madre e di un figlio che si amano nonostante le reciproche imperfezioni.

In questo libro incontriamo l’amore, l’amicizia, la quotidianità, il lavoro e la famiglia, il dono più importante. Questo libro infatti ci insegna che la famiglia non è sempre e solo quella legata a noi da legami di sangue perché è famiglia anche quell’anziano signore che ci fa trovare un piatto pronto di sera tardi anche se di solito non mangiamo e anche se lui a quell’ora sta già ronfando a letto; è famiglia anche quel cane, trovato abbandonato in un bidone dell’immondizia che ha imparato ad amarci e a conoscerci più di quanto noi ci amiamo e ci conosciamo; è famiglia quel bambino che ci vuole bene e che ci fa innamorare di lui anche se noi odiamo i bambini; è famiglia quella madre in minigonna, con le zeppe, con tette e labbra rifatte che ama suo figlio più di ogni altra cosa e ci è amica; è famiglia quella rondine che senza il nostro aiuto proprio non ce la fa a spiccare il primo volo.

I personaggi (umani) sono molti e tra loro molto diversi; tra tutti, i miei preferiti sono Luce e don Vittorio. Luce è VERA, se deve dire un’imprecazione perché in quella situazione è veramente arrabbiata, la dice e non ha paura di mostrare le proprie emozioni. Non ha peli sulla lingua, è impetuosa, impulsiva e viscerale ma non agisce mai con stupidità o in modo irrazionale e per tutti questi motivi fa pure ridere, non sempre, perché ci sono più momenti seri che divertenti, ma più di qualche volta mi ha fatto proprio ridere o perlomeno sorridere. A mio avviso è un personaggio molto ben costruito.

Don Vittorio invece è molto diverso da Luce; è pacato, tranquillo, ragionevole e saggio. Quando parla è veramente una fonte di ispirazione, fa riflettere e arriva al cuore. Il tipico nonno che tutti vorremmo avere.

“Io non mi pento di nulla,” ho replicato fiera.

“E fai bene, perché tutto quello che abbiamo fatto è quello che potevamo fare in quel preciso momento della nostra vita. Io credo che alla fine quello che noi siamo davvero è scritto in quello che è stato il nostro percorso. Tutte le altre cose presenti negli elenchi che scriviamo, semplicemente non erano parte di noi, sono falsi obiettivi che mettiamo lì per sentirci migliori. In realtà potremmo benissimo non prendere mai una decisione nella vita e lasciarci guidare dall’istinto. Anzi, sono certo che saremmo tutti un po’ meno stressati se ci abbandonassimo al flusso delle cose senza avere la presunzione di poter cambiare questo o quel percorso. E sono sicuro che vivremmo la stessa identica vita che abbiamo vissuto. Quello che siamo è dentro di noi, il resto è tutta sovrastruttura. Superfluo. Siamo maestri nel ricordarci di cose superflue.”

Per quanto riguarda lo stile di scrittura, il libro è molto scorrevole, si legge velocemente e molto spesso vengono usate parole o intere frasi in dialetto napoletano. Questo è per me sia un pregio sia un difetto del libro: un pregio perché fa entrare il lettore ancora di più nella storia narrata e nell’ambientazione napoletana sembrando molto più vero, ma allo stesso tempo è un difetto per me perché da nordica quale sono ho incontrato delle difficoltà nella comprensione di alcune parole che sì, potevano essere parzialmente capite dal senso della frase ma che sono state comunque fonte di rallentamento e, appunto, difficoltà.

A parte questo piccolo “difetto”, è un libro che mi è piaciuto molto e che consiglio a tutti voi caldamente perché al di là del fatto che la storia narrata è una bella storia, da questo libro possiamo tutti trarre alcuni insegnamenti.

Alleria si alza a sedere e mi lecca la mano. Chino il capo e incontro i suoi occhi dolci. A volte mi domando come sia possibile sentirsi soli su questo cavolo di pianeta che ospita miliardi di specie, che straborda di vita, di esseri animali e vegetali, insetti e persone. E invece è proprio così, siamo tutti continuamente alla ricerca di qualcuno che ci accompagni lungo il percorso, spinti dal desiderio di trovare l’amore eterno, che sia quello di un figlio, un compagno o una madre, e nemmeno ci accorgiamo che, a volte, basta un amico che ti fa trovare la tavola imbandita e un messaggio sulla porta di casa, o gli occhi lucidi del tuo cane che ti fissano senza un perché.

Non parlerei d’amore, una parola abusata, parlerei piuttosto di “attenzioni”.

Quello che ci manca, tutto quello che può farci sentire meglio, è racchiuso in questa piccola parolina che un cane conosce molto meglio di noi: attenzioni.

Voi avete letto questo libro? Vi è piaciuto? Se non lo avete letto pensate di leggerlo? Fatemi sapere con un bel commento!

A presto lettori

eri gibbi

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11 pensieri su “RECENSIONE: Magari domani resto di Lorenzo Marone

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