RECENSIONE Il miglio verde di Stephen King

TITOLO: Il miglio verdeil miglio verde

AUTORE: Stephen King

EDITORE: Sperling & Kupfer

PREZZO: € 11.90 cartaceo; € 6.99 e-book

RECENSIONE:

Questo libro è stato concepito in realtà come un romanzo a puntate, prendendo spunto in particolare da Charles Dickens; è stato pubblicato infatti in 6 volumi con cadenza mensile da marzo ad agosto del ’96. Sicuramente sapete poi che il romanzo è stato adattato per il cinema con l’uscita del film (con omonimo titolo) nel ’99 in cui Tom Hanks ha interpretato Paul Edgecombe e Michael Clarke Duncan ha interpretato John Coffey.

La storia è ambientata nel penintenziario di Could Mountain, in particolare nel Blocco E dove si trova uno stretto corridoio di celle noto come “Il Miglio Verde” per il caratteristico colore del pavimento. Il narratore è Paul, il capo delle guardie che nel 1932 ha presieduto a più di 78 esecuzioni. Nel miglio verde infatti si trova Old Sparky, la sedia elettrica. Nel periodo in cui la storia fa riferimento, nel miglio si trovano 3 detenuti: Delacroix, chiamato Del; Wharton (il più psicopatico) e John Coffey. Quest’ultimo è un ragazzone di colore, grosso e alto, molto alto, accusato di aver stuprato e ucciso due bambine, sorelle gemelle.

Capiamo fin da subito che lo scopo del libro è farci capire se John Coffey, che si pronuncia come la bevanda ma si scrive in un altro modo, sia veramente o meno colpevole. E se il libro pone al lettore questa domanda, possiamo capire fin da subito che no, Coffey non ha commesso nessun reato. Questo è secondo me un aspetto molto interessante. King fin da subito ci fa implicitamente capire che John è innocente quindi il lettore potrebbe chiudere il libro immediatamente (“so già che John Coffey è innocente, perché dovrei continuare?”) , per di più ci fa capire fin dall’inizio che il suo destino è morire sulla sedia elettrica, ulteriore motivo per cui il lettore potrebbe chiudere il libro, (cioè ragazzi, il finale lo sappiamo fin da subito) eppure, tutti voi andrete avanti fino alla fine. Nonostante sappiate già come andranno le cose, voi continuerete nella lettura, non potrete staccarvi e vi dirò di più, nonostante sappiate come andranno le cose, piangerete, per un motivo o per un altro, voi piangerete. Credo che solo uno scrittore di spessore possa permettersi di dire o di far capire come vada a finire il libro conscio del fatto che il lettore andrà avanti comunque. Forse è un atto di presunzione (“dico già come va a finire perché sono talmente bravo che so che il lettore andrà avanti comunque a leggere”) ma King questa presunzione se la può anche permettere a mio parere.

Un altro aspetto molto interessante è che King in questo libro ci parla di Coffey narrandoci inizialmente di altri avvenimenti che con Coffey non c’entrano. Ci viene narrata la storia di Del, perché è nel miglio, come si è comportato da quando si trova nel miglio, l’amicizia stretta con un topolino che si trovava nel carcere (non come prigioniero sia chiaro!); ci viene narrata la storia di Percy, una guardia molto giovane che si trova lì solo perché ha delle conoscenze e infatti, potremo poi capire che Percy oltre a non saper fare quel lavoro è pure una persona cattiva; ci viene narrata la storia di Wharton, soprannominato Billy the Kid.. Insomma, inizialmente ho avuto l’impressione che Coffey fosse solo il personaggio di contorno e non capivo perché raccontarmi di tutta una serie di caratteristiche o di episodi riguardanti altri personaggi che dovevano essere secondari. Poi, ovviamente, tutto è risultato legato, tutto aveva un senso, tutto e tutti erano collegati a John Coffey ed è stato meraviglioso scoprire un po’ alla volta questi legami; è stato come sciogliere i mille nodi che si formano con le cuffie, pian pianino ho sbrogliato la matassa e il risultato è stato veramente meraviglioso.

Un ulteriore aspetto che mi ha colpito molto positivamente sono state le ripetizioni. Io non me rendevo conto ma in qualche modo durante la narrazione Paul partiva da un fatto e poi legava ad esso altri accadimenti tanto che poi il fatto principale, da cui partiva la narrazione, non veniva concluso in quel capitolo. King ha pensato bene di cominciare poi il capitolo successivo con l’evento del capitolo precedente per fare in modo che Paul lo concludesse. Ma la cosa fantastica è che il capitolo successivo iniziava utilizzando le stesse parole che Paul aveva usato per narrare il fatto precedente non concluso; me ne rendevo conto che le parole erano identiche, se non per l’aggiunta di «vi stavo raccontando questo quando mi sono interrotto..» e comunque io lo rileggevo! Rileggevo le stesse identiche parole, come un rewinde e non ho mai pensato, nemmeno una volta, di saltare la parte, essendo identica, perché era un piacevole modo per riagganciarmi al filo conduttore, per riagganciarmi alla storia nel punto in cui si era interrotta. Ho trovato questa modalità di narrazione molto particolare, almeno io non ho mai letto un libro scritto in questa modo, e mi è piaciuta molto!

Ho versato molte lacrime e non lo credevo possibile. Voglio dire, fin dall’inizio mi sono detta “Erika, Coffey muore, mettitela via” eppure ci sono stati dei momenti in cui vi giuro ragazzi, avevo male al cuore. Sapevo perfettamente come sarebbero andate le cose eppure King è riuscito, ancora una volta, a farmi stare male, malissimo.

Vi consiglio assolutamente questo libro perché oltre ad essere scritto molto bene e ad essere narrato in modo particolare, la tematica trattata è importante. Non solo si parla di pena di morte (e badate bene, non ci sono paternali e nessuno ci dice i pro della pena di morte sono questi, i contro sono questi) ma si approfondisce la questione dell’uso della pena di morte con i colpevoli e con gli innocenti. A questo proposito mi stavo dimenticando di una cosa. Del è chiaramente colpevole ma mai, mai ho pensato “si merita di morire” o “merita la sedia elettrica” e non perché io sono buona, non perché io sono contro la pensa di morte, non è questo il punto. Il punto è che King è riuscito con Delacroix a farci vedere la persona, non ci ha mai fatto vedere il mostro ma solo la persona e vi giuro, quando è arrivata l’ora della morte di Del, ho pianto; per lui e per Coffey avrei preferito che le cose fossero andate diversamente e ripeto, Del è colpevole, Coffey è innocente.

Il libro è ben scritto, i temi sono importanti, vi porrete delle domande e sarà un libro che alla fine vi lascerà qualcosa. Una volta terminato, credetemi, non riprenderete la vostra vita così come se niente fosse, è un libro che secondo me lascia il segno.

Voto: 5 su 5

Vi lascio il link Amazon nel caso foste interessati: http://amzn.to/2nRhL7N

Grazie per avermi fatto compagnia fino a qui! Fatemi sapere, nel caso abbiate letto il libro cosa ne pensate, e nel caso non lo abbiate letto, fatemi sapere se ne siete incuriositi. Io spero di sì!

Ah ultimissima cosa, forse i lettori più attenti, coloro che mi seguono sempre (vi ringrazio) avranno notato che ho cambiato modalità di recensione. Vorrei sapere cosa ne pensate, se vi piace o se preferite la “vecchia” modalità. Fatemi sapere anche questo, mi raccomando, tengo ai vostri pareri!

A presto lettori,

erigibbi

©

 

10 pensieri su “RECENSIONE Il miglio verde di Stephen King

  1. Pingback: WRAP UP #3 Aprile 2017 – erigibbi

  2. Pingback: WWW WEDNESDAY #1 – erigibbi

Lascia un commento