Leggere col rampino #14

Bentornati lettori! Anche oggi vi tengo compagni con la rubrica Leggere Col Rampino in cui vi rendo partecipi di quelle frasi che mi hanno colpito di un libro! L’ospite di oggi è La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola di Raphaëlle Giordano.

«Lei probabilmente soffre di una forma di abitudinite acuta».

«Cosa?»

«Abitudinite acuta. È una malattia dell’anima che colpisce sempre più persone nel mondo, soprattutto in Occidente. I sintomi sono quasi sempre gli stessi: calo motivazionale, incupimento cronico, perdita di punti di riferimento, difficoltà a essere felici nonostante il benessere e l’abbondanza di beni materiali, disincanto, stanchezza…»

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E io, che avevo da sempre una grande passione per il disegno, avevo messo i miei bei progetti in soffitta e iniziato controvoglia gli studi di economia. Andavo dritta come un treno, almeno apparentemente, perché in me qualcosa si era deformato. Un sogno d’infanzia che finisce in uno scatolone è una scoliosi del cuore assicurata!

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«Fare quel che ami è la libertà; amare quel che fai è la felicità»

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«Alcuni guardano il fango sul fondo dello stagno, altri contemplano il fiore di loto sulla superficie dell’acqua. È una scelta».

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«Vede, Camille, che impatto hanno ancora su di lei gli eventi esterni disturbanti? Permette loro di compromettere il suo benessere. La verità è che non potrà mai controllare del tutto il corso delle cose, e rischia di sentirsi eternamente come un piccolo tappo di sughero sballottato da onde capricciose. Per il saggio, invece, la tempesta può anche scatenarsi in superficie, ma in profondità continua a regnare la calma… Il segreto è riprendere il controllo della propria mente e decidere di vivere bene anche le cose sgradevoli. Trovare il positivo anche nel negativo. Vedrà, è un approccio all’esistenza che cambia tutto».

C’è qualcuna di queste frasi che colpisce anche voi? Fatemi sapere!

A presto lettori,

erigibbi

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RECENSIONE La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola di Raphaëlle Giordano

TITOLO: La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una solala tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola

AUTORE: Raphaëlle Giordano

EDITORE: Garzanti

PREZZO: € 16.90 cartaceo, € 9.99 e-book

RECENSIONE:

Camille, la protagonista di questo libro, è in un momento della vita in cui tutto va male o perlomeno non va come lei vorrebbe: il lavoro ormai le sta stretto, è sempre stato qualcosa che non le è mai appartenuto e ora è diventato la sua camicia di forza; il figlio, nonostante abbia solo 10-11 anni sembra in piena fase adolescenziale e la sua iperattività è una fonte di problemi nel momento in cui deve sedersi e svolgere i compiti assegnati dalla maestra, come se non bastasse le regole e gli ordini non sono il suo forte e Camille si ritrova ad urlare e a vedere il suo bambino allontanarsi da lei; la vita con il marito è il solito tram-tram, ormai tutto è diventato routine, non c’è più spazio né tempo per la seduzione, per innamorarsi e per conquistarsi ogni giorno.

Camille incontrerà Claude in una serata particolare, una serata in cui tutta la sua ansia e la sua rabbia sono esplose nel momento in cui ha avuto problemi con la macchina nel bel mezzo di un temporale violento con acqua scrosciante annessa. Claude si presenta come un abitudinologo, studioso e praticante dell’abitudinologia e questa è la sua sentenza nei confronti di Camille:

«Lei probabilmente soffre di una forma di abitudinite acuta.»

«Cosa?»

«Abitudinite acuta. È una malattia dell’anima che colpisce sempre più persone nel mondo, soprattutto in Occidente. I sintomi sono quasi sempre gli stessi: calo motivazionale, incupimento cronico, perdita di punti di riferimento, difficoltà ad essere felici nonostante il benessere e l’abbondanza di beni materiali, disincanto, stanchezza…»

Inutile dirvi che anch’io soffro di abitudinite acuta in questo periodo e infatti mi sono rivista fin da subito in Camille e vi dirò anche che mi piacerebbe incontrare un coatch come Claude che mi segua passo dopo passo, dandomi indicazioni da seguire, consigli e suggerimenti, veri e propri compiti da svolgere.

Lo ammetto, alcuni di questi consigli sono scontati e già sentiti, ma mano a mano che leggevo il libro me li sono scritti e ho fatto anch’io un po’ di compiti a casa, proprio come Camille e per quei pochi giorni sono stata veramente meglio, senza pensieri negativi.

Alla fine del libro possiamo trovare il Piccolo vademecum di abitudinologia, tutti i consigli che Claude ha dato a Camille nel corso del racconto, ad esempio troviamo il brontolaio (un salvadanaio in cui si deve mettere una monetina ogni volta che si ha un pensiero negativo), il codice rosso (un segnale da concordare con il partner e/o con i figli per avvisare che c’è pericolo di litigio e che quindi serve per evitare un’escalation di aggressività) e il taccuino del positivo (rubrica su cui annotare i piccoli e grandi successi raggiunti, le piccole e grandi gioie provate), per un totale di 28 consigli!

Un aspetto che continuava ad incuriosirmi era l’identità di Claude: come Camille anch’io mi chiedevo spesso “chi è veramente Claude? Qual è la sua storia?” e alla fine, fortunatamente il mistero è stato svelato e beh, che sopresa! Non mi ero minimamente immaginata che le cose potessero evolvere in quel modo! Anche l’abitudinologia non è quel che sembra e mi ha ricordato un film che amo moltissimo: Un sogno per domani (in inglese Pay it forward) che sicuramente avrete visto almeno una volta, credetemi. Comunque, questo è un indizio per farvi capire cos’è realmente l’abitudinologia!

Sicuramente leggere questo libro in un momento nero può far bene e può anche influenzare il lettore a valutarlo positivamente. Ho infatti il dubbio che se lo avessi letto in un periodo positivo la mia valutazione sarebbe stata più bassa ma alla fine non ci trovo nulla di male in questo e quindi ho deciso di consigliarvi il libro e di valutarlo con:

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Voi avete letto questo libro? Cosa ne pensate? Se vi interessa vi lascio il link qui

A presto lettori,

erigibbi

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LIBRISTA DEI DESIDERI Aprile 2017

Buongiorno a tutti lettori, oggi vi tengo con la rubrica mensile Li(bri)sta dei desideri in cui io vi dico alcuni titoli di libri che un giorno vorrei leggere e in cui voi potrete prendere l’occasione per allungare la vostra wishlist! 😉

Iniziamo!

  1. graphic novel: In real life di Cory Doctorow, Jen Wang: Cosa si nasconde dietro Coarsegold Online,il massively multiplayer role playing game che spopola tra i ragazzini di tutto il mondo? Chi paga le missioni a cui Anda partecipa, e chi sono realmente i gold farmer che le è stato chiesto di eliminare? La mente di Cory Doctorow e i disegni di Jen Wang danno vita a uno scorcio illuminante sulle implicazioni economiche, politiche e sociali della realtà dei videogiochi, insieme alla storia tenera e crudele di un’amicizia che, pur essendo fatta solo di pixel, è già quasi amore. [se siete interessati al libro cliccate qui]
  2. classico: I tre moschettieri di Alexandre Dumas: Athos, Porthos, Aramis, d’Artagnan, il Cardinale Richelieu, la perfida Milady, la dolce signora Bonacieux, Luigi XIII, Anna d’Austria, il duca di Buckingham, i moschettieri del re e le guardie del cardinale… Duelli, inseguimenti, amori, beffe, “Tutti per uno, uno per tutti”. Con questo romanzo Alexandre Dumas ha creato personaggi che resteranno vivi ancora a lungo. [se siete interessati al libro cliccate qui]
  3. saggistica: Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità di Yuval N. Harari: Centomila anni fa almeno sei specie di umani abitavano la Terra. Erano animali insignificanti, il cui impatto sul pianeta non era superiore a quello di gorilla, lucciole o meduse. Oggi sulla Terra ce una sola specie di umani. Noi. L’Homo sapiens. E siamo i signori del pianeta. Il segreto del nostro successo è l’immaginazione. Siamo gli unici animali che possono parlare di cose che esistono solo nella nostra immaginazione: come divinità, nazioni, leggi e soldi. Non riuscirete mai a convincere uno scimpanzé a darvi una banana promettendogli che nel paradiso delle scimmie, dopo la morte, avrà tutte le banane che vorrà. Solo l’Homo sapiens crede a queste storie. Le nostre fantasie collettive riguardo le nazioni, il denaro e la giustizia ci hanno consentito, unici tra tutti gli animali, di cooperare a miliardi. È per questo che dominiamo il mondo, mentre gli scimpanzé sono chiusi negli zoo e nei laboratori di ricerca. “Da animali a dèi” spiega come ci siamo associati per creare città, regni e imperi; come siamo arrivati a credere negli dèi, nelle nazioni e nei diritti umani; come abbiamo costruito la fiducia nei soldi, nei libri e nelle leggi; come ci siamo ritrovati schiavi della burocrazia, del consumismo e della ricerca della felicità. [se siete interessati al libro cliccate qui]
  4. narrativa: Parole, ricordi e sciroppo d’acero di Susan Wiggs: Annie, produttrice di un popolare show di cucina, innamorata persa di suo marito e del loro nido d’amore nel cuore di Manhattan, è anche incinta del loro primo figlio. Insomma, ha tutto ciò che ha sempre sognato. Ma il destino spesso è bizzarro e così come ti dà, ti toglie. Quando Annie si risveglia dopo un lungo periodo di coma scopre che il tempo non è l’unica cosa che ha perso, così per non soccombere alla solitudine fa ritorno nella fattoria di famiglia nel Vermont, dove da generazioni si produce lo sciroppo d’acero. Qui a contatto con il fratello dallo spirito libero, la loro madre divorziata e quattro nipotini tutto pepe, Annie riemergerà lentamente in un mondo che si era lasciata alle spalle molti anni prima. Riscoprirà i luoghi in cui è cresciuta, così come le persone che hanno continuato a vivere lì, tra cui il suo ex ragazzo delle superiori. Poi un giorno, come per magia, torna alla luce dal passato un vecchio libro di ricette della nonna, che forse non solo aiuterà a risollevare le sorti della vecchia fattoria, ma darà una seconda possibilità anche ai suoi abitanti. [se siete interessati al libro cliccate qui]
  5. narrativa: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson: Allan Karlsson compie cento anni e per l’occasione la casa di riposo dove vive intende festeggiare la ricorrenza in pompa magna, con tutte le autorità. Allan, però, è di un’altra idea. Così decide, di punto in bianco, di darsela a gambe. Con le pantofole ai piedi scavalca la finestra e si dirige nell’unico luogo dove la megera direttrice dell’istituto non può riacciuffarlo, alla stazione degli autobus, per allontanarsi anche se non sa bene verso dove. Nell’attesa del primo pullman in partenza, Allan si imbatte in un ceffo strano, giovane, biondo e troppo fiducioso che l’attempato Allan non sia capace di colpi di testa. Non potendo entrare nella piccola cabina della toilet pubblica insieme all’ingombrante valigia cui si accompagna, il giovane chiede ad Allan, con una certa scortesia, di vigilare bene che nessuno se ne appropri mentre disbriga le sue necessità. Mai avrebbe pensato, il biondo, quanto gli sarebbe costata questa fiducia malriposta e quella necessità fisiologica. La corriera per-non-si-sa-dove sta partendo, infatti. Allan non può perderla se vuole seminare la megera che ha già dato l’allarme, e così vi sale, naturalmente portando con sé quella grossa, misteriosa valigia. E non sa ancora che quel biondino scialbo è un feroce criminale pronto a tutto per riprendersi la sua valigia e fare fuori l’arzillo vecchietto. Un centenario capace di incarnare i sogni di ognuno, pronto a tutto per non lasciarsi scappare questo improvviso e pericoloso dono del destino. [se siete interessati al libro cliccate qui]

Lettori che dite di questi titoli? Avete già letto qualcosa? Li aggiungerete alla vostra wishlist? Fatemi sapere con un bel commento!

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A presto amanti dei libri,

erigibbi

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RECENSIONE: Magari domani resto di Lorenzo Marone

TITOLO: Magari domani resto magari domani resto

AUTORE: Lorenzo Marone

EDITORE: Feltrinelli

GENERE: Narrativa

PUBBLICAZIONE: 2017

PREZZO: € 16.50 cartaceo; € 9.99 e-book

PAGINE: 320 p.

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Prime righe:

Non so se sia vero, ma ho letto che in Vermont le mogli hanno bisogno di un permesso scritto dal marito per farsi impiantare protesi dentarie, e che nello Swaziland le donne nubili non possono stringere la mano agli uomini.

TEASER:

Mamma molla la tenda piegata sullo schienale della sedia e si appoggia al lavello, con le braccia che si cercano l’una con l’altra per intrecciarsi come fili di vimini davanti al suo petto cadente e la schiena leggermente curva, nella tipica postura di chi si prepara a ricevere un pugno nello stomaco. Quindi si fa attenta e aspetta. Solo che io sono indaffarata con lo yogurt, allora lei mi anticipa: “Non ti ho insegnato a mangiare con la bocca aperta”.

“Se è per questo non mi hai nemmeno insegnato a ruttare, a mettermi le dita nel naso e a fare le scorregge. Te lo insegna la vita, mà, c’è poco da fare, mettiti l’anima in pace.”

SINOSSI:

Luce, una trentenne napoletana, vive nei Quartieri Spagnoli ed è una giovane onesta, combattiva, abituata a prendere a schiaffi la vita. Fa l’avvocato, sempre in jeans, anfibi e capelli corti alla maschiaccio. Il padre ha abbandonato lei, la madre e un fratello, che poi ha deciso a sua volta di andarsene di casa e vivere al Nord. Così Luce è rimasta bloccata nella sua realtà abitata da una madre bigotta e infelice, da un amore per un bastardo Peter Pan e da un capo viscido e ambiguo, un avvocato cascamorto con il pelo sullo stomaco. Come conforto, le passeggiate sul lungomare con Alleria, il suo cane superiore, unico vero confidente, e le chiacchiere con il suo anziano vicino don Vittorio, un musicista filosofo in sedia a rotelle. Un giorno a Luce viene assegnata una causa per l’affidamento di un minore, e qualcosa inizia a cambiare. All’improvviso, nella sua vita entrano un bambino saggio e molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha nessuna intenzione di migrare. La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma forse è l’occasione per sciogliere nodi del passato e mettere un po’ d’ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio: andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito il vento che gli diceva di fuggire, o magari restare?

RECENSIONE:

Questo libro parla di quotidianità nella Napoli dei Quartieri Spagnoli dove vivere e crescere non è poi così facile. Ci parla di una donna che ha sempre pensato di fare l’avvocato ma che a trent’anni è stanca, stanca di quello che fa, stanca di molte persone che la circondano, stanca del suo Paese, stanca di essere stanca. Ci parla di una donna, Luce, che vuole cambiare la sua vita ma che non sa come farlo; non sa se il metodo giusto sia quello di mollare tutto, prendere ed andarsene oppure restare e continuare a combattere. Questo libro ci parla di come possa risultare difficile la vita quando ti rendi conto che forse il lavoro che fai e come lo fai non è come te lo immaginavi e ci parla di come un cane possa salvare la vita di una donna profondamente triste per essere stata lasciata da uno che nella vita vuole fare il bambino di professione; questo libro ci parla di un uomo anziano, su una sedia a rotelle che ascolta ogni giorno sempre la stessa canzone senza mai smettere di amarla e che dispensa consigli anche quando non ne ha intenzione; questo libro ci parla di una madre e di un figlio che si amano nonostante le reciproche imperfezioni.

In questo libro incontriamo l’amore, l’amicizia, la quotidianità, il lavoro e la famiglia, il dono più importante. Questo libro infatti ci insegna che la famiglia non è sempre e solo quella legata a noi da legami di sangue perché è famiglia anche quell’anziano signore che ci fa trovare un piatto pronto di sera tardi anche se di solito non mangiamo e anche se lui a quell’ora sta già ronfando a letto; è famiglia anche quel cane, trovato abbandonato in un bidone dell’immondizia che ha imparato ad amarci e a conoscerci più di quanto noi ci amiamo e ci conosciamo; è famiglia quel bambino che ci vuole bene e che ci fa innamorare di lui anche se noi odiamo i bambini; è famiglia quella madre in minigonna, con le zeppe, con tette e labbra rifatte che ama suo figlio più di ogni altra cosa e ci è amica; è famiglia quella rondine che senza il nostro aiuto proprio non ce la fa a spiccare il primo volo.

I personaggi (umani) sono molti e tra loro molto diversi; tra tutti, i miei preferiti sono Luce e don Vittorio. Luce è VERA, se deve dire un’imprecazione perché in quella situazione è veramente arrabbiata, la dice e non ha paura di mostrare le proprie emozioni. Non ha peli sulla lingua, è impetuosa, impulsiva e viscerale ma non agisce mai con stupidità o in modo irrazionale e per tutti questi motivi fa pure ridere, non sempre, perché ci sono più momenti seri che divertenti, ma più di qualche volta mi ha fatto proprio ridere o perlomeno sorridere. A mio avviso è un personaggio molto ben costruito.

Don Vittorio invece è molto diverso da Luce; è pacato, tranquillo, ragionevole e saggio. Quando parla è veramente una fonte di ispirazione, fa riflettere e arriva al cuore. Il tipico nonno che tutti vorremmo avere.

“Io non mi pento di nulla,” ho replicato fiera.

“E fai bene, perché tutto quello che abbiamo fatto è quello che potevamo fare in quel preciso momento della nostra vita. Io credo che alla fine quello che noi siamo davvero è scritto in quello che è stato il nostro percorso. Tutte le altre cose presenti negli elenchi che scriviamo, semplicemente non erano parte di noi, sono falsi obiettivi che mettiamo lì per sentirci migliori. In realtà potremmo benissimo non prendere mai una decisione nella vita e lasciarci guidare dall’istinto. Anzi, sono certo che saremmo tutti un po’ meno stressati se ci abbandonassimo al flusso delle cose senza avere la presunzione di poter cambiare questo o quel percorso. E sono sicuro che vivremmo la stessa identica vita che abbiamo vissuto. Quello che siamo è dentro di noi, il resto è tutta sovrastruttura. Superfluo. Siamo maestri nel ricordarci di cose superflue.”

Per quanto riguarda lo stile di scrittura, il libro è molto scorrevole, si legge velocemente e molto spesso vengono usate parole o intere frasi in dialetto napoletano. Questo è per me sia un pregio sia un difetto del libro: un pregio perché fa entrare il lettore ancora di più nella storia narrata e nell’ambientazione napoletana sembrando molto più vero, ma allo stesso tempo è un difetto per me perché da nordica quale sono ho incontrato delle difficoltà nella comprensione di alcune parole che sì, potevano essere parzialmente capite dal senso della frase ma che sono state comunque fonte di rallentamento e, appunto, difficoltà.

A parte questo piccolo “difetto”, è un libro che mi è piaciuto molto e che consiglio a tutti voi caldamente perché al di là del fatto che la storia narrata è una bella storia, da questo libro possiamo tutti trarre alcuni insegnamenti.

Alleria si alza a sedere e mi lecca la mano. Chino il capo e incontro i suoi occhi dolci. A volte mi domando come sia possibile sentirsi soli su questo cavolo di pianeta che ospita miliardi di specie, che straborda di vita, di esseri animali e vegetali, insetti e persone. E invece è proprio così, siamo tutti continuamente alla ricerca di qualcuno che ci accompagni lungo il percorso, spinti dal desiderio di trovare l’amore eterno, che sia quello di un figlio, un compagno o una madre, e nemmeno ci accorgiamo che, a volte, basta un amico che ti fa trovare la tavola imbandita e un messaggio sulla porta di casa, o gli occhi lucidi del tuo cane che ti fissano senza un perché.

Non parlerei d’amore, una parola abusata, parlerei piuttosto di “attenzioni”.

Quello che ci manca, tutto quello che può farci sentire meglio, è racchiuso in questa piccola parolina che un cane conosce molto meglio di noi: attenzioni.

Voi avete letto questo libro? Vi è piaciuto? Se non lo avete letto pensate di leggerlo? Fatemi sapere con un bel commento!

A presto lettori

eri gibbi

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RECENSIONE: Il passo in più di Francesco Pierucci

TITOLO: Il passo in piùil-passo-in-piu

AUTORE: Francesco Pierucci

EDITORE: Nulla Die

GENERE: Narrativa

PUBBLICAZIONE: 2017

PREZZO: € 16.00 cartaceo

PAGINE: 220 p.

Prime righe:

Parlami di te, ti prego, perché di me non so parlare.
Narrami della vita trasparente di cui non sono a conoscenza, illuminami riguardo la morte oscura che ci attende, ma per favore non fare domande. Rispetta il mio silenzio. Non mi giudicare.

SINOSSI:

Dopo il successo del suo primo romanzo “Il passo in più”, uno scrittore non riesce più a ritrovare l’ispirazione. Decide così di partire per un disperato viaggio on the road con la sua fidata Underwood Standard in cerca della creatività perduta. Durante il percorso a bordo della sua auto sgangherata incontrerà suo malgrado una serie di personaggi decisamente grotteschi tra cui uno sceneggiatore obeso, un falacrofobico con manie di grandezza e una pescivendola napoletana senza scrupoli. Tra fughe, risate, arresti e incidenti di ogni tipo, il protagonista vivrà un’avventura surreale dalle forti tinte cinematografiche che sarà difficile dimenticare.

RECENSIONE:

Volevo subito ringraziare Francesco Pierucci per avermi contattata e per avermi poi inviato il suo libro. Sono sempre molto felice quando un autore mi contatta e lo sono ancora di più quando il libro che leggo è anche bello.

Il protagonista di questo libro sta passando fin dall’inizio un momento difficile: dopo aver conosciuto un po’ di fama grazie al suo romanzo, si ritrova costantemente disperato perché non ha idee per il suo nuovo libro. Anzi no, le idee ce le ha, ma poi quando arriva l’ora di metterle su carta, PUF, il foglio rimane bianco; ci sono anche quelle volte in cui nel foglio qualche riga nera c’è ma niente di che, quelle righe non sono nulla, di sicuro non sono le basi per un nuovo romanzo. L’unica scelta, presa tra la consapevolezza e l’incoscienza, è il viaggio; è prendere quella macchina (mai guidata da quando ha preso la patente, e da allora saranno passati una decina d’anni) e andare via. Dove? Non si sa. Dove capita. Tanto lo sappiamo che non è importante la meta ma il viaggio stesso, no? (Lo ha detto sicuramente qualcuno di importante e saggio, non è di sicuro farina del mio sacco!).

In questo viaggio on the road il nostro scrittore e la sua Underwood Standard (per la cronaca, le macchine da scrivere mi affascinano dall’asilo, ho sempre sognato di possederne una!) inconteranno dei personaggi al limite dell’incredibile. Una pescivendola probabilmente assassina (non solo di animali), uno sceneggiatore sconosciuto famosissimo che ha messo in serio pericolo gli amortizzatori della macchina del nostro amico scrittore, due poliziotti neri un po’ razzisti, due criminali che forse di male non hanno fatto poi molto, un nano falacrofobico (cioè ha paura delle calvizie) e altra gente fobica da far paura (l’avete capita?? cioè GIVE ME FIVE BRO’!) e probabilmente qualche altro pazzo che non ricordo!

Si tratta di un viaggio al limite dell’assurdo, più volte mi è infatti venuto in mente il Teatro dell’Assurdo, in cui però ogni persona incontrata, seppur stravagante ai limiti dell’immaginabile, ha dato e ha avuto un peso nel libro e soprattutto per il protagonista nonché per il suo viaggio di crescita e formazione. Il blocco dello scrittore, la sindrome da foglio bianco, credo sia abbastanza conosciuto come problema che affligge appunto questa categoria di persone. Di certo io, non essendo una scrittrice, non so cosa possa significare. Dicono esista anche il blocco del lettore, e io, pur essendo una lettrice da mooolti anni, non sono mai stata colpita nemmeno da questa sindrome per cui anche qua, consigli non ne posso dare. Credo però che da lettrice, se ti viene la sindrome inerente, non ci siano poi molti problemi; da parte di uno scrittore, che ha fatto un contratto con una casa editrice che si aspetta e pretende che tu scriva un tot di libri in un tot di anni, beh credo che di problemi ce ne siano parecchi se vieni colpito da questa sindrome. Credo che il metodo adottato dal nostro protagonista sia un buon metodo. Prendere, lasciare a casa il cellulare, andare dove capita, beh, è un’ottima cosa. Non sai cosa ti può succedere e questo può comportare problemi d’ansia ma, anche se il blocco dello scrittore poi non dovesse passare, almeno per la durata del viaggio te la sei goduta. Hai visto posti che non avresti mai potuto vedere se fossi rimasto a casa ad autocommiserarti; hai conosciuto gente che non avresti mai potuto incontrare se fossi rimasto a casa a piangerti addosso; hai fatto delle esperienze e vissuto delle avventure che non avresti mai potuto immaginare se fossi rimasto a casa a pensare che non hai la fantasia sufficiente per creare un nuovo libro. Se alla fine, questo viaggio non ha portato al superamento del blocco dello scrittore, chi se ne frega? (a parte la casa editrice, certo) Hai visto, hai conosciuto, hai vissuto. Sei stato bene, o perlomeno sei stato meglio di quanto non saresti stato a casa, circondato da quattro mura che a volte sono la nostra prigione. Hai tutto da guadagnarci da questo viaggio e non hai perso nulla.

Si tratta sicuramente di una storia inverosimile, assurda è il termine più appropriato; dubito fortemente che si possa affrontare un’avventura del genere ed incontare personaggi così MA questo non ha minimamente intaccato il libro, anzi, è probabilmente il suo pregio maggiore. Alla fine si tratta di una storia profonda, un viaggio interiore di consapevolezza, ma l’assurdità, la comicità delle situazioni e dei personaggi ha dato quel tocco in più al libro. Anche tragicomico difatti è un aggettivo appropriato per il libro. La situazione era abbastanza seria, i problemi c’erano, ma ho avuto il sorriso sulle labbra dall’inizio alla fine (a parte in qualche rara occasione in cui il racconto era particolarmente triste) e questo mi è piaciuto molto. Ovviamente l’autore è riuscito a scrivere un buon libro, una buona storia anche per il suo stile, molto scorrevole, semplice ma non troppo.

Vi consiglio assolutamente questo libro sia se state passando la sindrome da blocco dello scrittore sia se non la state passando. È una bella storia ragazzi, sul serio.

Voto: 5 su 5

Se siete interessati all’acquisto del libro o a scoprirne qualcosa in più vi lascio il link: Il passo in più

Bene ragazzi, cosa dite di questa recensione? Pensate di leggere questo libro? Fatemi sapere!

A presto viaggiatori

eri gibbi

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LI(BRI)STA DEI DESIDERI – Marzo 2017

Buongiorno a tutti lettori, oggi vi tengo con la rubrica mensile Li(bri)sta dei desideri in cui io vi dico alcuni titoli di libri che un giorno vorrei leggere e in cui voi potrete prendere l’occasione per allungare la vostra wishlist! 😉

Piccolo appunto, vorrei cominciare e/o riprendere la lettura di alcuni generi nuovi: classici, graphic novel e saggi per cui d’ora in avanti in questa rubrica, oltre ad esserci sicuramente libri di narrativa “standard” ci saranno anche queste tipologie!

Iniziamo!

  1. Graphic novel: Special exits di Joyce Farmer (2016): Lars e Rachel sono due coniugi che affrontano la parte finale della propria vita – la vecchiaia, la malattia, la morte – accuditi con premurosa attenzione dalla figlia. Joyce Farmer racconta semplicemente ciò che ha vissuto prendendosi cura dei suoi genitori, concentrandosi sui dettagli della routine quotidiana, nello scorrere dei giorni e degli anni, creando un commovente ritratto di famiglia, dove non mancano momenti difficili, drammatici, ma neanche l’ironia dell’intimità. In questo mémoir grafico, realistico e senza sentimentalismi, creato in 10 anni di lavoro, l’autrice mostra la fragilità del periodo più difficile della vita, senza mai tirarsi indietro davanti agli imbarazzanti oltraggi della vecchiaia, con il lento decadere dei corpi e la mente che si confonde facilmente, non dimenticando il contesto di questa narrazione domestica fatta di frustrazioni e tenerezze: il presente nel South Los Angeles anni ’80 e ’90 e gli States della prima metà del ‘900 ricordati dai suoi genitori. (se siete interessati al libro cliccate qui)
  2. Classico: 1984 di George Orwell (1949): L’azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l’anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c’è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un’esistenza “sovversiva”. Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo. (se siete interessati al libro cliccate qui)
  3. Saggistica: Il declino della violenza: perché quella che stiamo vivendo è probabilmente l’epoca più pacifica della storia di Steven Pinker  (2013): Il XX secolo, con lo spaventoso numero di vittime provocate da due guerre mondiali e vari genocidi, è stato definito “il secolo più violento della storia”, e l’alba del nuovo millennio sembra prefigurare scenari non meno inquietanti. Eppure, anche se può sembrare incredibile, in passato la vita sul nostro pianeta è stata di gran lunga più violenta, e quella che stiamo vivendo è probabilmente “l’era più pacifica della storia della nostra specie”. A sostenere questa tesi è Steven Pinker, il quale dimostra, statistiche alla mano, che il calo della violenza può essere addirittura quantificato. E le cifre che fornisce sono impressionanti. Le guerre tribali hanno causato, in rapporto alla popolazione mondiale del tempo, quasi il decuplo dei morti delle guerre e dei genocidi del Novecento. Il tasso di omicidi nell’Europa medievale era oltre trenta volte quello attuale. Schiavitù, torture, pene atroci ed esecuzioni capitali per futili motivi sono state per millenni ordinaria amministrazione, salvo poi essere bandite dagli ordinamenti giuridici di tutte le nazioni democratiche. Ma che cosa ha determinato questo declino della violenza? Secondo Pinker, tale processo è dovuto al trionfo dei “migliori angeli” della nostra natura (empatia, autocontrollo, moralità e ragione) sui nostri “demoni interiori” (predazione, vendetta, sadismo e ideologia), un trionfo reso possibile dalle istanze civilizzatrici su cui l’Occidente ha fondato la propria identità. (se siete interessati al libro cliccate qui)
  4. Narrativa: Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt (2014): Jenny è un medico, sposata con un famoso neurochirurgo e madre di tre adolescenti. Ma quando la figlia quindicenne, Naomi, non fa ritorno a casa dopo scuola, la vita perfetta che Jenny credeva di essersi costruita va in pezzi. Le autorità lanciano l’allarme e parte una campagna nazionale per cercare la ragazza, ma senza successo: Naomi è scomparsa nel nulla e la famiglia è distrutta. I mesi passano e le ipotesi peggiori, rapimento, omicidio, diventano sempre più plausibili, ma in mancanza di indizi significativi l’attenzione sul caso si affievolisce. Jenny però non si arrende. A un anno dalla sparizione della figlia, sta ancora cercando la verità, anche se ogni rivelazione, ogni tassello sembra allontanarla dalle certezze che aveva. Presto capisce che le persone di cui si fidava nascondono terribili segreti, Naomi per prima. Seguendo le flebili tracce che la ragazza ha lasciato dietro di sé, Jenny si accorgerà che sua figlia è molto diversa dalla ragazza che pensava di aver cresciuto. (se siete interessati al libro cliccate qui)
  5. Narrativa: Lettera a mio figlio sulla felicità di Sergio Bambarén (2010): Per anni, Sergio Bambarén ha girato il mondo in cerca di una serenità all’apparenza irraggiungibile, spinto dal vento irrequieto del suo animo. Poi, proprio quando crede di aver finalmente conquistato l’equilibrio da sempre desiderato, ecco che arriva un figlio a sconvolgere ogni sua certezza. Solo stringendo tra le braccia il piccolo Daniel per la prima volta, Sergio si rende conto di non aver mai nemmeno immaginato le straordinarie implicazioni della paternità. Sopraffatto dalle emozioni, decide di prendere carta e penna per scrivere una lunga lettera al figlio. Una lettera in cui possano trovare sfogo tutte le parole che gli affollano la mente. Così, Sergio si mette completamente a nudo, raccontando pagine della sua esistenza che non ha mai condiviso con nessuno. Parla della sua infanzia in Perù, del primo amore, della passione per il mare. Svela i suoi sogni più intimi, le ambizioni più nascoste, le speranze più segrete. Ma non solo. Con lucidità e onestà, rievoca le paure, gli errori, le debolezze e le lezioni imparate a caro prezzo sulla propria pelle. Rimanendo fedele allo stile semplice e poetico che lo ha reso celebre, l’autore de “Il delfino” parla per la prima volta della meravigliosa esperienza che gli ha cambiato la vita, regalandoci un messaggio d’amore intenso e dolcissimo, che va dritto al cuore. (se siete interessati al libro cliccate qui)

Lettori che dite di questi titoli? Avete già letto qualcosa? Li aggiungerete alla vostra wishlist? Fatemi sapere con un bel commento!

A presto amanti dei libri,

erigibbi

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LIBRI IN ARRIVO #4

Buongiorno amici lettori! Oggi vi tengo compagnia con la rubrica mensile Libri in arrivo! Di seguito troverete alcuni titoli di libri che saranno disponibili a partire da aprile 2017!

Mettetevi comodi perché ci sono parecchie nuove uscite!

  • L’ultimo faraone di Wilbur Smith

Genere: Narrativa storica

Editore: Longanesi

Pubblicazione: 03 aprile 2017

Pagine: 450 p.

Prezzo: € 19.90 cartaceo; € 11.99 e-book

Sinossi:

L’Egitto è sotto attacco. Tamose, il vecchio Faraone, è stato ferito a morte, la leggendaria città di Luxor è circondata e tutto sembra perduto. Taita, l’ex schiavo diventato generale dell’esercito reale, si prepara a ricevere il colpo finale dell’armata nemica. Ogni speranza sembra perduta, ma è proprio nei frangenti più disperati che Taita dà il meglio di sé. Con un tempismo perfetto, l’inaspettato intervento di un suo vecchio amico ribalta le sorti della battaglia, e l’esercito egizio festeggia la ritirata del nemico. Tornato a Luxor come vincitore, Taita si accorge subito che qualcosa non va. L’ascesa al trono di Utteric, il nuovo Faraone, preannuncia un’era oscura per il futuro dell’Egitto. Utteric infatti è tanto giovane quanto debole e crudele. Sentendosi minacciato dall’influenza di Taita presso la corte, in particolare dal suo affetto per il suo più giovane e degno fratellastro, Rameses, accusa Taita di alto tradimento e lo fa imprigionare, condannandolo a morte certa. Rameses si trova costretto a una scelta: aiutare Taita a fuggire opponendosi alla folle tirannia del fratello, oppure restare in silenzio. Per un uomo come lui, tuttavia, non c’è altra possibilità che quella di lottare per il bene della sua amata terra. Dagli scintillanti templi di Luxor all’antica civiltà di Sparta, L’ultimo faraone trasporta il lettore in un tempo in bilico tra il mito e la storia, un’epoca di aspre lotte e alti ideali che si rivela straordinariamente attuale. Il Maestro dell’Avventura ha davvero superato se stesso. (Io ho letto tutti i libri di questa serie ma credo che questo lo salterò perché ora della fine sono tutti molto simili purtroppo).

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  • L’amore che mi resta di Michela Marzano

Genere: Psicologia

Editore: Einaudi

Pubblicazione: 04 aprile 2017

Pagine: –

Prezzo: € 17.50 cartaceo

Sinossi:

Leggere Col Rampino #10 Il giardino dei fiori segreti

Eccoci ad un nuovo appuntamento con la rubrica Leggere Col Rampino in cui vi trascrivo delle frasi, citazioni, pezzi di libro che più mi hanno colpito e trasmesso qualcosa! L’ospite di oggi, come potete capire dal titolo è, per l’ultima volta, Il giardino dei fiori segreti di Cristina Caboni.

«Però alcune volte ti viene proprio da chiederti se la dimensione dove vivi sia la stessa nella quale abitano gli altri.»

«Quando ti succede ricordati chi sei, e quello in cui credi. Non è difficile. L’essenziale è essere in pace con se stessi. E non dimenticarti mai che le cose esistono solo quando tu le prendi in considerazione, piccoletta.»

A presto lettori,

erigibbi

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RECENSIONE: Il giardino dei fiori segreti di Cristina Caboni

TITOLO: Il giardino dei fiori segretiil-giardino-dei-fiori-segreti

AUTORE: Cristina Caboni

EDITORE: Garzanti

GENERE: Narrativa

PUBBLICAZIONE: 2016

PREZZO: € 16.90 cartaceo; € 9.99 e-book

PAGINE: 360 p.

Prime righe:

«Il giardino è contemplazione, spazio. È il luogo dove poggiare i propri pensieri, ma soprattutto il giardino è silenzio.»

La voce profonda si leva sugli alberi. Il vento la raccoglie e la porta lontano. Da dietro una siepe di rose, Bianca osserva suo padre.

TEASER:

Le si rivoltò lo stomaco. No. La parola le esplose dentro in tutta la sua intensità. No. Non sarebbe tornata in quel luogo, non finché quella donna fosse vissuta. Non le importava quanto fosse malata, non le interessava.
Era colpa di Giulia. Tutto quello che era successo era colpa di quella donna.
E adesso sua figlia era là, la sua piccola preziosa figlia era con lei, a sentire la sua versione della storia. Giulia l’avrebbe manipolata, la sua Iris, l’avrebbe messa contro di lei, le avrebbe fatto credere… Si coprì la bocca. Aveva trascorso quelle ultime ore a guardare le foto di Iris, a leggere le lettere che le aveva mandato l’avvocato. A cercare le parole giuste per chiederle perdono. Tutte speranze vane. Iris non l’avrebbe mai perdonata. Non sotto l’influenza di Giulia. Era tutto inutile. Soffocò un singhiozzo disperato.

SINOSSI:

Londra, Chelsea Flower Show, la più grande mostra di fiori del mondo. Sotto gli archi carichi di rose, Iris Donati è felice: fra le piante si sente a casa. Una casa vera, quella che non ha mai avuto, perché fin da piccola ha vissuto in giro per il mondo sola con il padre. Mentre si china per osservare meglio una composizione, Iris rimane paralizzata. Si trova di fronte due occhi uguali ai suoi. Gli stessi capelli castani. Lo stesso viso. La ragazza che ha davanti è identica a lei. Viola è il suo nome. Anche lei ama i fiori e i suoi bouquet sono fra i più ricercati di Londra. Tutte le certezze di Iris crollano in un istante. Quella ragazza è la sua sorella gemella. Sono state divise da piccolissime, e per vent’anni nessuna delle due ha mai saputo dell’esistenza dell’altra. Perché? Ora che sono di nuovo riunite, Iris e Viola devono scoprirlo. Il segreto si nasconde in Italia, a Volterra, dove sono nate. Tra viali di cipressi e verdi declivi, sorge un’antica dimora circondata da un giardino sconfinato. È qui che i Donati vivono da generazioni. Ed è qui che Giulia Donati, la loro nonna, le aspetta. Solo lei può spiegare davvero perché sono state separate e aiutarle a trovare il sentiero giusto per compiere il loro destino. Iris e Viola non lo sanno, ma ogni coppia di gemelle della famiglia, da secoli, ha un compito da svolgere per salvaguardare la sopravvivenza del giardino. Devono imparare cosa significa prendersene cura, e soprattutto devono capire il suo grande potere: quello di curare l’anima. Ma c’è un mistero che affonda le radici nel passato della famiglia Donati, e che sta uccidendo il giardino. Solo Iris e Viola possono salvarlo. C’è una rosa nascosta che può spiegare tutto: perché è attraverso le spine che nasce il cuore più prezioso.

RECENSIONE:

Questo libro mi ha ricordato molto La voce nascosta delle pietre di Chiara Parenti: ogni capitolo infatti inizia con un nome di un fiore o di una pianta, le proprietà benefiche e le caratteristiche che il terreno deve avere affinché la pianta e/o il fiore crescano al meglio (nel libro di Chiara se vi ricordate ogni capitolo inizia con il nome di una pietra e con le proprietà benefiche).

Comunque, questo libro non parla solo di come nutrire piante e fiori ma anche di come nutrire i legami, familiari soprattutto, affinché l’amore tra genitori, figli/e, sorelle/fratelli, nonni cresca e prosperi.

Viola ed Iris prima di conoscersi hanno sempre vissuto come se sentissero la mancanza di qualcosa. Sappiamo che i gemelli tendono a sviluppare un legame particolare e questa caratteristica è stata più volte ripresa nel romanzo (quando Iris era triste, Viola lo sentiva e sentiva quale parte del corpo procurava fastidio alla sorella, e viceversa). Si tratta di un aspetto che mi ha sempre attirato molto, sono sempre stata molto curiosa sui gemelli, sul fatto che sembrano avere la fortuna di capirsi al volo, senza bisogna di parlare e sono stata sempre molto speranzosa nel poter avere anch’io questo “dono”. Secondo me si tratta di una “capacità” che tutti possono sviluppare stando molto vicini ad una persona in particolare: il contatto fisico prolungato, le ore passate assieme con chi condivide i nostri interessi e le nostre passioni, può creare un legame, che sia di amicizia o di amore, speciale che porta ad una connessione superiore. Insomma, a chi di voi non è mai capitato di capirsi al volo, con uno sguardo, con il proprio migliore amico o con il moroso?

La famiglia Donati è inizialmente e per buona parte del libro, una famiglia distrutta; distrutta dal dolore che per anni ha nutrito le anime di queste persone e distrutta dalla lontananza: non solo Viola e Iris per 20 anni sono cresciute separate, ma Claudia è stata separata da una figlia così come Francesco è stato separato da una di loro, così come la nonna che per molti, moltissimi anni non ha più avuto notizie né del figlio né delle nipoti.

Il giardino in tutti questi anni ha cominciato a morire, nessuno ormai lo ha più nutrito con l’amore, la pazienza, la gioia, le risate, i pianti, le corse e le camminate di cui necessitava.

Un po’ alla volta però questa famiglia ha cominciato ad incollare i pezzi, uno per volta, ma si sa, quando rompiamo una tazza, possiamo poi riattaccare i pezzi e riavremo la tazza, ma quella tazza non sarà più come prima, porterà le cicatrici. La famiglia Donati è una famiglia che avrà sempre le cicatrici ma riuscirà a convivere con esse, riuscirà ad assorbirle, a farle proprie e comprenderle. Ne è uscita una famiglia diversa, più consapevole e più felice. Ne è uscito un giardino dai mille colori, dalle piante rigogliose e brillanti e nel giardino abbiamo trovato la rosa dai mille anni e abbiamo ritrovato i viandanti, che se n’erano andati ma che ora, più che mai, sono felici di essere tornati.

Per quanto riguarda i personaggi, tra tutti mi è piaciuta di più Iris probabilmente perché mi sarei comportata come lei e in certe situazioni ha provato le stesse emozioni che stavo provando io finché leggevo il libro. Viola invece, soprattutto all’inizio quando ha cominciato ad approcciarsi con Iris e con la nonna, si è comportata più volte troppo male nei confronti della sorella e inoltre era troppo “distaccata”, scontrosa e diffidente. È vero che i suoi comportamenti erano una forma di difesa, infatti i suoi pensieri erano ben altri e più volte avrebbe voluto comportarsi in modo differente ma questo non è bastato per farmela piacere tanto quanto Iris.

Si tratta di un libro ben scritto, assenti o quasi gli errori di battitura; è scorrevole e per nulla pesante. Trasmette amore per le piante ma anche per la famiglia. Ci fa capire che a volte la verità comporta delle conseguenze meno gravi delle bugie o delle frasi non dette, tenute per sé. A me è piaciuto per cui ve lo consiglio se avete il pollice verde, se non avete il pollice verde ma amate piante e fiori (come me), se volete riscoprire cosa significa essere una famiglia ed esserci nonostante tutto.

Voto: 4 su 5

Bene lettori che dite di questa recensione? Se c’è qualcuno tra voi che ha già letto il libro, ditemi cosa ne pensate! Per chi non lo ha letto, pensate di leggerlo? Fatemi sapere!

Vi lascio il link del libro se siete interessati: Il giardino dei fiori segreti

A presto viandanti

eri gibbi

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VIDEO RECENSIONE: Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale

In contemporanea è uscito anche un mio video su YouTube in cui c’è la video recensione del libro Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale.

Se volete darci un’occhiata mi farebbe molto piacere!

Questo è il link: https://www.youtube.com/watch?v=yRY4CpPIXFQ

le luci nelle case degli altri foto